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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
Il Convegno
di Psichiatria Democratica, in occasione del Trentennale della sua fondazione,
si è svolto a Matera in un momento particolarmente drammatico e doloroso per la
vita del nostro Paese.
La guerra in Iraq dove sono stati uccisi 19 fratelli
italiani e la scelta del Governo di insediare
a Scanzano Jonico, vicino Matera, il sito unico nazionale per lo
stoccaggio delle scorie radioattive rispondono alla stessa logica di morte e
distruzione.
Le guerre, come ha detto Alex Zanotelli, il padre
comboniano intervenuto durante il convegno e le cui parole hanno commosso le
centinaia di partecipanti, hanno l’unico scopo di mantenere il privilegio dei
potenti a danno dei poveri e far sì che 300 individui detengano da soli tutta
la ricchezza del mondo, facendo vivere i 2/3 dell’umanità con un dollaro al
giorno pro capite.
Lo sfruttamento dissennato di fonti d’energia
esauribili, come il petrolio, lo spreco irresponsabile dell’acqua, risorsa
preziosissima, il disboscamento sconsiderato delle foreste, il non uso
colpevole delle forme alternative d’energia, stanno rendendo il pianeta una
landa deserta. Ci vengono regalate solo scorie da nascondere sotto casa, così
come erano scorie le tante donne e i tanti uomini rinchiusi e occultati nei
manicomi.
PD ieri ha detto no alla logica e alla pratica della
segregazione, oggi continua a dire no ad ogni forma di violenza dell’uomo
sull’uomo e ad ogni forma di distruzione del nostro Pianeta.
PD crede fermamente che il suo compito sia di
disvelare come ogni giorno, in nome della scienza, della normalità, dell’ordine
e della legalità, si commettano e si perpetuino crimini orrendi.
Accanto alla persistenza dei manicomi giudiziari,
che assommano la reclusione del carcere a quella dell’Ospedale Psichiatrico,
dove gli internati sono vittime di vere e proprie pratiche di tortura, stanno
assumendo un ruolo sempre più importante, (con lo scopo, che puntualmente si
rivela fallimentare, di controllare i flussi migratori) i Centri di Permanenza
Temporanea (CPT) per stranieri, dove sono detenute persone senza permesso di
soggiorno, senza visto, senza lavoro, senza speranza. Non sono folli, però
assumono psicofarmaci e manifestano sintomi psicopatologici, non sono rei,
perché non hanno commesso alcun delitto: però devono rimanere reclusi. “Urlino
tutte le ingiustizie del mondo” è il sottotitolo del Convegno di PD. PD dice,
urlando, che i CPT sono da combattere e
da chiudere subito.
PD, ritenendo che il nesso tra povertà, (in tutte le
sue forme economiche, culturali, sociali) e malattia stia divenendo sempre più
stretto, s’impegna a scoprirne e denunciarne le specifiche relazioni, nel
momento in cui i media sono utilizzati, nella maggioranza dei casi, per
distogliere l’attenzione della gente su aspetti secondari o, peggio, futili
della vita.
Per questo il Convegno ha voluto riflettere su una
serie di questioni, le quali, appartengono, sì, al mondo della salute mentale,
ma ne superano l’ambito, investendo tutta la comunità.
1. L’Ospedale
Psichiatrico Giudiziario e il carcere.
PD denuncia la scarsa attenzione e la carente
applicazione della legge n.230, concernete le norme per l’erogazione delle
prestazioni sanitarie in carcere; sottolinea l’importanza che i servizi di
salute mentale si occupino istituzionalmente e concretamente dei loro cittadini
reclusi in carcere e /o internati in OPG; rilancia l’impegno ad approfondire
con i magistrati le problematiche legate all’incapacità di intendere e di
volere e a costruire da subito possibili alternative residenziali all’OPG.
2. La crisi
acuta in psichiatria
La ricerca sui sistemi di gestione della crisi in
Italia ha messo in evidenza l’importanza di un modello capace di fornire un
ampio ventaglio di risposte.
La scelta di continuare ad usare i Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura ospedalieri, come unici luoghi di trattamento
dell’acuzie, viene dichiarata errata ed antiterapeutica, specie se assommata a
discontinuità operativa, separatezza dell’intervento ospedaliero da quello
territoriale, sovraffollamento e degrado del luogo, rigidità delle regole
istituzionali, incapacità di mettere in atto positive relazioni con le persone
in crisi. D’altra parte va valorizzata la qualità e l’etica dei gesti di quegli
operatori che, mettendosi in gioco, sono capaci di riconoscere ai soggetti in
crisi uno spazio di responsabilità e di potere anche nelle condizioni –limite
della sofferenza. Sono gli stessi operatori che non legano a letto i pazienti e
che tengono aperte le porte del reparto.
PD sottolinea l’importanza di creare modalità altre
e luoghi diversi da quelli dell’ospedale dove sia possibile gestire la crisi. Ci
si riferisce, in particolare, a servizi territoriali attivi sulle 24 ore, e non
solo per l’urgenza, capaci di diverse forme di accoglienza e fondati sulla
piccola scala, sulla relazione diretta e sull’attribuzione di senso alle
situazioni critiche, attraverso la conoscenza delle storie.
Un’altra modalità da sperimentare è quella della
gestione della crisi presso il domicilio del paziente.
A questo proposito è fondamentale il radicamento del
servizio nel proprio territorio e 'integrazione effettiva con gli altri servizi
sociali e sanitari presenti. Ciò permette una presa in carico della crisi il
più precoce possibile, una migliore lettura dell'evento critico ed un minore
ricorso al trattamento sanitario obbligatorio".
3. I
trattamenti prolungati in psichiatria
Il superamento del manicomio non ha ridotto i
pericoli inerenti altre forme di istituzionalizzazione diffusa nella comunità.
Diventa importante, pertanto, analizzare sia i
bisogni dell’utente sia conoscere il circuito della istituzionalizzazione di un
determinato territorio. Vanno rivisti gli stessi concetti di cronicità ed
autonomia. Se una persona ha bisogno di aiuto per tutta la vita, non significa
che sia un ammalato “cronico”, nell’accezione medica del termine. L’autonomia,
d’altra parte, affinché non diventi un mito, va considerata come un obiettivo cui
tendere, attraverso un processo continuo d’acquisizione di competenze sociali.
4. La salute
mentale dell’infanzia e dell’adolescenza
L’utenza dei servizi di salute mentale dell’età
evolutiva non è la stessa di quella dei DSM per adulti. Questo rende difficile
il lavoro di integrazione dei servizi e gli interventi di prevenzione.
E’ importante che si focalizzi l’attenzione su
problema delle persone affette da ritardo mentale e delle sue istituzioni. Le
competenze sulla loro presa in carico sono ancora confuse e, pertanto, queste
persone rischiano di essere abbandonate e le famiglie sopraffatte da un peso
assistenziale eccessivo.
Diventa, allora, fondamentale, un lavoro di rete
sociale il più possibile allargato, unico antidoto al rischio di
istituzionalizzazione.
5. L’impresa
sociale
a) Non è possibile parlare di
buone pratiche se i DSM non sono dotati di risorse sufficienti.
Un servizio che abbia risorse
sufficienti non significa automaticamente che sia un buon servizio. E’
scandaloso, però, che vi siano Dipartimenti di Salute Mentale (e sono tanti,
soprattutto al Sud) che sopravvivano a stento con il 2- 2,5% del fondo
sanitario e di questo la metà sia destinata al privato sociale oppure
imprenditoriale.
PD denuncia il mancato rispetto da parte di molte ASL dei requisiti
minimi per l’accreditamento dei servizi di salute mentale pubblici. Tale
violazione delle normative regionali e/o nazionali si potrebbe configurare come
condizione di “malasanità”, legalmente perseguibile.
b) La situazione delle
residenze e delle semiresidenze va rivista radicalmente, sia dal punto di vista
degli ormai acclarati rischi e condizioni di cronicizzazione a vita della
maggior parte dei pazienti, sia perché assorbono una quantità enorme,
sproporzionata al bisogno, di risorse umane ed economiche.
Vanno realizzate forme
alternative di residenzialità (ad esempio case anche per gravi) supportate 24 ore su 24 dai servizi
territoriali; va costruito e sviluppato l’affido eterofamiliare dei pazienti
psichiatrici, con sostegno formativo ed economico alle famiglie da parte del
servizio pubblico.
Appare evidente, allora, che ancora una volta, bisogna mettere in discussione ciò che la stessa PD ha contribuito a costruire, secondo la sua migliore consuetudine di aprire e stare dentro le contraddizioni.
Si tratta di modificare
profondamente strutture ed organizzazione che proprio il movimento
antistituzionale, con forza, ha voluto anni fa.
Tutto questo per scongiurare
il rischio reale che le case famiglia diventino dei cronicari, i centri diurni
dei ghetti, i Centri di Salute Mentale dei miseri ambulatori, i Servizi di
Diagnosi e Cura dei reparti chiusi di manicomio.
c) Per combattere i fenomeni di
nuova istituzionalizzazione e per prevenire le situazioni di crisi, va
sviluppata la presenza degli operatori della salute mentale nei Distretti
Socio-sanitari, insieme alla collaborazione con i medici di medicina generale.
d) E’ necessario intervenire
nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri sociali e in tutti i luoghi di
aggregazione per combattere ogni pregiudizio verso le persone con sofferenza
psichica, che ancora è sorprendentemente presente negli strati anche più
avvertiti della popolazione. Decisiva, allora appare ogni forma di
collaborazione con gli organi di informazione.
e) Bisogna rifiutare con
fermezza, senza se e senza ma, ogni forma di contenzione meccanica e farmacologica
e la pratica dell’elettroschock. Da sempre questa è stata una chiara
discriminante di Psichiatria Democratica e deve continuare ad esserlo.
PD si oppone e si opporrà
con ogni mezzo a chi vuol legare i pazienti a letto, ritenendo questa pratica
illegale.
f)
I programmi riabilitativi devono essere fortemente personalizzati.
L’inserimento lavorativo, obiettivo cui tendere costantemente, non può essere
effettuato esclusivamente dei servizi di salute mentale: hanno possibilità
limitate. E’ necessario coinvolgere fin dall’inizio del progetto imprenditori,
associazioni di categoria, sindacati. Utile, inoltre, nelle realtà in cui si è
realizzato, si è dimostrato il servizio di accompagnamento al lavoro. D’altra
parte, per persone con gravi disabilità,il lavoro sarebbe una realtà
impossibile e l’aspettativa frustrante per tutti. Per loro, dunque, bisogna
pensare ad attività non necessariamente produttive, ma che li facciano star
bene insieme agli altri. PD ritiene che le esperienze di impresa sociale vadano
sostenute e moltiplicate su tutto il territorio, chiedendo a Enti pubblici di
riservare una quota parte degli appalti alle Cooperative di Tipo “B”.
g) PD riafferma l’importanza
dell’integrazione scolastica degli studenti con disabilità e disturbi psichici
e denuncia la drastica riduzione operata dal Governo attuale del numero degli
insegnanti di sostegno. Dichiara inammissibili le iniziative volte ad
identificare e trattare con psicofarmaci scolari che sono etichettati come
iperattivi o affetti da disturbi dell’attenzione.
h) PD ritiene che vada
sviluppato e sostenuto un reale lavoro di rete sociale. Pochi servizi di salute
mentale in Italia lo sanno fare. Pochi sanno esplorare le reti esistenti,
crearne nuove, valorizzare le reti naturali (amici, parenti, vicini di casa, ecc.).
E’ necessario allora imparare come si fa, anche dagli altri, sottraendoci alla
tentazione di proporre/imporre i nostri modelli assistenziali. E’ questa la
condizione necessaria per sviluppare davvero una salute mentale di comunità, che valorizzi gli utenti e i familiari
come protagonisti, i volontari e i non professionisti come vere risorse umane..
Anche “l’integrazione con i servizi socio-sanitari”, soprattutto con quelli degli Enti Locali, affinché non sia uno slogan insignificante, va caratterizzata da pratiche di collaborazione e di coinvolgimento di altre figure professionali al di fuori della psichiatria.
i)
E’ necessario implementare metodologie partecipative sia tra gli utenti
che tra gli operatori.
PD ritiene che tali pratiche
siano antagoniste rispetto ad una tendenza verticistica della attuale gestione
del potere, espressione di un assetto istituzionale aziendalistico. Il
management dell’Azienda Sanitaria, come da tanti è stato osservato, essendo un
ibrido, dal punto di vista normativo e giuridico, tra pubblico e privato, da
una parte è tendenzialmente autoritario nei confronti degli operatori,
dall’altra, soffrendo ancora di vincoli burocratici eccessivi, è scarsamente
efficace rispetto alle procedure e ai risultati.
L’effetto finale è un
irrigidimento dei rapporti gerarchici, che lascia poco spazio al dissenso, alle
critiche costruttive, alle proposte. Ridotte al minimo le possibilità
decisionali, la motivazione al lavoro diventa scarsa.
Aprire spazi di discussione tra operatori, tra utenti, familiari e operatori; coinvolgerli, non solo sulla carta, nella programmazione e nei processi decisionali significa riconoscere che la gestione di un servizio non può prescindere dalle indicazioni e dalle domande degli utenti e dei non tecnici. Significa dar vita ad una “invenzione collettiva” (Pirella, Castelfranchi, Henry).
Per questo PD è molto attenta e valorizza le esperienze di auto mutuo aiuto degli utenti che stanno crescendo in numero e in qualità in tutta Italia: ad esse si ricollega naturalmente, per aver sempre enfatizzato l’attenzione alla loro soggettività e aver favorito l’aumento della loro contrattualità.
j) PD sottolinea l’importanza di una formazione critica degli operatori della salute mentale, tanto che essa stessa la pratica, dopo la sua costituzione in ONLUS; chiede alle Istituzioni preposte, segnatamente all’Università, che si facciano carico di trasmettere la storia e il significato della deistituzionalizzazione in Italia e di come si organizzino i nuovi servizi di salute mentale, che vanno utilizzati per una formazione sul campo.
k) PD, impegnandosi a criticare gli aspetti di mistificazione scientifica sull’uso dei farmaci, denuncia la tendenza sempre più diffusa alla medicalizzazione del disagio presente nei servizi, favorita da una politica sempre più aggressiva delle case farmaceutiche, le quali, in moltissimi casi, giungono a modificare persino le scelte assistenziali degli operatori..
l) PD ritiene che sia urgente approvare la legge sull’amministratore di sostegno, della quale per prima si è fatta promotrice e che attualmente è in discussione al Parlamento.
Si impegna, inoltre, ad assumere tutte le iniziative utili ad informare opinione pubblica ed organi istituzionali su questa normativa fondamentale per avviare e consolidare i processi di emancipazione delle persone con sofferenza mentale..
m) PD ritiene utile dare il proprio contributo all’organizzazione della Conferenza Non Governativa sulla Salute Mentale e di dar vita, con altre organizzazione Europee, soprattutto con il CEDEP, alla Rete Internazionale della Salute Mentale.
Dal Convegno di PD è emerso che, ponendo l’attenzione ai diritti fondamentali delle persone, incluso quello alla cura e a vivere la propria diversità senza essere esclusi, è possibile promuovere la salute mentale. E’ praticabile, inoltre, l’inclusione sociale se si realizza un’azione collettiva. Si possono offrire, in altre parole, servizi dignitosi alle persone se si combatte insieme ogni forma d’esclusione, ripartendo, ancora una volta, dagli ultimi.
Così possiamo esse tutti protagonisti del cambiamento: della vita degli altri e della nostra.
Matera, 15 novembre 2003