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PSICHIATRIA
DEMOCRATICA |
Liberazione
Trent'anni sporcandosi le mani
giovedì 20 novembre 2003
E’ quando va dicendo da
trent'anni Psichiatria democratica, che a Matera ha riunito psichiatri,
pazienti "liberati", familiari, infermieri e studenti, compagni di
strada "Trent'anni sporcandosi le mani". Sotto questo slogan sì è
tenuto la scorsa settimana a Matera il convegno di Psichiatria democratica. Tre
giorni di relazioni, testimonianze, tavole rotonde, dibattiti per celebrare i
trent'anni di vita della storica associazione nata, appunto, nell'ottobre del
1973 a Bologna da un primo nucleo di lavoro di cui facevano parte Franco
Basaglia, Vieri Marzi, Michele Risso, Piera Piatti, Franca Ongaro, Nico
Casagrande, Agostino Pirella, Lucio Schittar, Tullio Fragiacomo, Franco Di
Cecco, Gianfranco Minguzzi e Antonio Slavich. (continua)
Molti di loro non sono arrivati a
festeggiare questo trentennale, primo tra tutti Basaglia - e nei vari
interventi che si sono succeduti a Matera ognuno ha portato testimonianza delle
loro lotte contro il lager manicomiale - ma il loro lavoro si è impreziosito
negli anni delle esperienze e delle battaglie portate avanti grazie all'impegno
di tanti e tante che hanno abbracciato - a tutt'oggi abbracciano - il
"manifesto basagliano". Patrimonio dell'umanità. Ed oggi più che mai,
sotto un governo che rispolvera vecchi motti fascisti, che restaura l'agire
poliziesco, e dunque propaganda la "contenzione" fisica e psichica
delle persone, Psichiatria democratica è quanto mai necessaria. Perché come ha
ricordato Rocco Canosa, presidente nazionale dell'associazione nella sua
relazione d'apertura: «Pischiatria democratica ha le sue radici in un rifiuto:
quello di un gruppo di tecnici dell'esperienza più avanzata in Italia, che al
diniego dell'amministrazione provinciale di Gorizia di concedere case e
strutture territoriali per i degenti del manicomio, vanno via». A Matera sono
arrivati da tutta Italia: non solo psichiatri ma anche familari, pazienti
"liberati", psicologi, infermieri e studenti. il bilancio della lotta
può dirsi positivo, ma non basta, in giro ci sono molte - troppe - iniziative
che puntano a far tornare in auge i manicomi blindati, quelli per capire con le
sbarre alle finestre, l'elettrochoc a porta di mano, la camicia di forza e
magari (visti i tempi) il microchip sottopelle: tutto ciò rientra
nell'istituzione di tanti piccoli manicomi privati, come quelli appena
partoriti dalla Regione Lazio (come ha denunciato ieri Pd). Sul futuro del
disagio sociale e psichiatrico non pende soltanto il modello deliberato dalla
giunta Storace, c'è anche la proposta di legge Burani-Procaccini che ha come
obiettivo lo stravolgimento dell'attuale ordinamento della Salute Mentale. Un
testo definito dai diversi interventi di Matera: oscurantista, semplicistico e
totalmente inadeguato ai bisogni ed ai diritti dei cittadini. Tanto per capire:
la legge prevede la possibilità di richiedere i ricoveri in Tso (trattamento
sanitario obbligatorio) da «chiunque ne abbia interesse» e di espletarli
persino nelle strutture residenziali: novelli manicomi che potrebbero ospitare,
ognuna, fino a cinquanta persone. Una politica che sceglie la "nuova
istituzionalizazione". A tutto ciò si oppone Psichiatria democratica, che
per dirla con le parole del segretario Emilio
Lupo, crede fermamente nel suo compito di disvelare come ogni
giorno, in nome della scienza, della normalità, dell'ordine e della legalità,
si commettano e si perpetuino crimini orrendi (come i vecchi manicomi
giudiziari e i nuovi Centri di permanenza temporanea - Cpt - per stranieri). Tra
i tanti interventi al convegno va ricordato quello di Alex Zanotelli che ha
denunciato l'emarginazione sociale come prodotto della politica dei ricchi («le
guerre - ha detto il padre comboniano - hanno l'unico scopo di mantenere il
privilegio dei potenti a danno dei poveri e far sì che 300 individui detengano
da soli tutta la ricchezza del mondo, facendo vivere i 2/3 dell'umanità con un
dollaro al giorno pro capite). E Nichi Vendola, deputato Prc, che ha ricevuto
la tessera di Pd, ed ha ricordando come nell'ottica della «globalizzazione
liberista, il tema del disagio mentale subirà inevitabilmente una dilatazione.
La nuova criminalizzazione della povertà e del dissenso è in corso. E' la
stessa che nel dibattito di casa nostra ha codificato l'essere clandestino come
figura di reato. I Cpt sono carceri senza possibilità di diritti. Possiamo
immaginare che ne sarà del dibattito sulla salute mentale?». In un mondo in cui
è normale «normalizzare la guerra infinita e preventiva», ha concluso Vendola,
il «no» ai manicomi deve estendersi e guardando al movimento dei movimenti, da
Matera, parte la proposta di un Forum mondiale sulla salute mentale (senza
dimenticare la conferenza non governativa).
S. Deligia