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PSICHIATRIA
DEMOCRATICA |
Il reparto che ti va stretto. Diritti e pratiche, sogni e lotte con Basaglia |
Liberazione – 9 Novembre 2003 |
A cura di
Sabrina Deligia |
Nell'ottobre del 1973 si
costituisce, a Bologna, un primo nucleo di lavoro che assume il nome di
"Psichiatria Democratica". Ne fanno parte Franco Basaglia, Vieri Marzi, Michele Risso,
Piera Piatti, Franca Ongaro, Nico Casagrande, Agostino Pirella,
Lucio Schittar, Tullio Fragiacomo,
Franco Di Cecco, Gianfranco Minguzzi e Antonio Slavich. Comincia così, trent'anni
fa, la straordinaria esperienza di un gruppo che con gli anni cresce e si
rinnova, mantiene ferma la barra tra scienza e politica, passione e ragione,
diritti e pratiche, sogni e lotte tracciando un segno forte su un pezzo di
storia contemporanea di questo Paese. Un segno che è un
logo. Profondo, intenso. E' il porto ed il mare aperto. E' la scritta
sulla parete granitica che, come in Brecht, finora nessun scalpello o pittura è riuscita a nascondere,
coprire, cancellare. Enfasi? A noi pare piuttosto l'impegno di uomini e donne convinti che si possa rendere possibile
l'impossibile. Ascoltare. Restituire. Chiudere il manicomio. Resistere. E'
anche storia che fa compagnia ad una tra le più dibattute leggi vigenti in
questa nazione. Una legge che è una pennellata di diritti, di
occasioni di vita, di riscatto, di strade mai battute. Non di rese. La
legge è un simbolo forte? Anche. Non solo. E' un
movimento che unisce gente che, caparbiamente, vuole o semplicemente spera
insieme ad uomini disperati. Una
fabbrica di sogni, proposte e di mani laboriose. Di
suoni nuovi che ti aiutano a coprire antichi pianti silenziosi.
Singulti. Per poco. Per sempre. Psichiatria
Democratica è il reparto che ti va stretto, la tua voce nell'assemblea. Al
mare, sul bus, nel treno e nel bar. E' l'impiegato dell'ufficio postale che
ti chiama: Signora, Signore. Quant'è che nessuno te
lo diceva. Pd è la consapevolezza della
contraddizione del ruolo. Tutti i giorni. Ma non c'è
altra strada per costruire, insieme. Non ci sono vie brevi. Pd è il foglio che viene fuori dall'assemblea
di reparto. E' la politica che si affaccia dentro le mura. E' l'appello, il
giornalista, il microfono che gracchia, la chitarra che accompagna un
ritornello che sembra una clava, un grimaldello. E poi
giovani, la barba, le lenti, i discorsi e i programmi ripetuti tante volte.
E il nuovo, il vecchio. E
la casa, finalmente tua. E la spesa e il mercato. E le voci che si rincorrono, morbide, modulate. E la politica fuori e la paura che ritorna. Ed il logo che
si fa volto, voce. Propone, si oppone, ribatte. E, di nuovo, resiste. Pd è il
confronto. E' lo specifico, quel mare aperto dove la Salute mentale si
scontra con la psichiatria. Pd è il confronto
istituzionale franco e duro. E' il nuovo posto dove convincere per costruire
spazi di vita e di autonomia. Con altri. E' il
gruppo: forte, fraterno, solidale. Creativo. E' rigore. Coerenza. E' macinare
chilometri su chilometri per essere presente ad un attivo di militanti. E ti basta. Partecipare ad un'assemblea e scandire la tua
appartenenza: sono di Pd! Mentre
ti attraversa l'orgoglio e il peso di rappresentare tutti. E' il
confronto interno, talora lacerante, sommerso. E' il vigore della ripresa,
delle grandi alleanze, con i diritti, dentro le pratiche colorate,
amplificate, condivise. Pd è il continuo
rincorrersi di teorie e pratiche. La deistituzionalizzazione
come strada senza fine, dove si ricomincia sempre daccapo. E' riuscire
a leggere quanto ci sta intorno. Pd è la difesa della pace contro tutti i soprusi. E' il
migrante, la donna, la ricerca, il detenuto, il senza lavoro, la politica, la
famiglia, l'adolescenza, il gioco condiviso. Pd è
lotta per le risorse. Impegno senza risparmio per liberarsi
dal bisogno economico. Emilio Lupo segretario nazionale Pd
(Dialogo con la follia Aa. vv - Armando Editore 2003) |