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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
COMUNE
DI NAPOLI PROVINCIA DI NAPOLI
UNIVERSITA’ FEDERICO II ASSOCIAZIONE 27 GENNAIO
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RIFLESSIONE
COMUNE CON:
VITTORIO
GALLICHI - TESTIMONE DIRETTO
CITTADINI
DEL COMUNE DI TORA E PICCILLI – TESTIMONI DIRETTI
PROF.SSA NEIMA BARZEL - ORANIM
COLLEGE, ISRAELE
PROF.SSA RAYA COHEN – UNIVERSITA’ di TELAVIV
ON. ROSA RUSSO IERVOLINO- Sindaco di
Napoli
INTERVENTI DI:
FLORA SAVASTANO – Ass. 27 GENNAIO
RACHELE FURFARO – ASSESSORE ALLA CULTURA DEL COMUNE DI
NAPOLI
ANGELA CORTESE – ASSESSORE
ALL’EDUCAZIONE DELLA PROVINCIA DI
NAPOLI
Conclusioni
Marco Rossi- Doria
– Pres.
Associazione 27 GENNAIO
ASSOCIAZIONE 27 GENNAIO
I GIUSTI E LA MEMORIA DELLA SHOAH
PRESENTAZIONE DELLA GIORNATA
DEL 25 GENNAIO 2004 – DOMENICA MATTINA
Come ogni anno – è il quarto consecutivo – la nostra Associazione intende marcare la data della Giornata della Memoria con la riflessione insieme alla Città.
E la nostra iniziativa
di Domenica, 25 gennaio, mattina presso il Real
Albergo dei Poveri vuole, come ogni anno, uscire
dai rischi della ripetitività che è nemica prima della Memoria e, dunque,
toccare i temi non semplici che salgono verso di noi dallo sguardo che teniamo
sul mondo.
Abbiamo scelto il tema
dei Giusti – la definizione che si da a coloro che per
giustizia si schierano a fianco a chi è perseguitato e che riprende una nozione
molto più antica presente e viva nella cultura ebraica.
Chi sono
i giusti ? Individui singoli e speciali o anche moltitudini, comunità di individui che sanno opporsi, con la solidarietà e il
silenzio o con l’azione risolutrice, alla strage, alle persecuzioni ? In quali
condizioni le moltitudini possono agire per il bene e non per il male ? Quante volte, invece, ciò non è avvenuto e solo il
singolo ha agito in modo umano ? Dove
è avvenuto ?
Sono domande che hanno
riguardato la storia della Shoah ma che oggi si
proiettano sul mondo: un mondo senza moltitudini di giusti è difficile che
possa essere il mondo migliore e possibile che ciascuno di noi auspica.
L’Associazione
27 gennaio intende aprire il dibattito su questo tema nella nostra città,
con un rito di riflessione civile, insieme ai giovani e ai
icittadini e le cittadine e alla presenza degli
amministratori, come oramai è nostra tradizione fare entro gli spazi del Real Albergo dei Poveri. E con la
partecipazione del Sindaco, nostra socia onoraria.
Intendiamo
avviare la mattinata a partire da una vicenda avvenuta non lontano da noi e
dalla diretta testimonianza degli anziani che la hanno vissuta.
Vittorio Gallicchi, che è uno degli ebrei napoletani intervistati
dalla Prof.ssa Gabriella Gribaudi
per una ricerca dell’Università Federico II,
ha vissuto con altre 40 persone circa, in un paesino della Provincia di
Caserta – il Comune di Tora e Piccilli
- ove erano stati confinati in ragione delle leggi razziali sia giovani a cui
era stata impedita la leva militare che loro familiari, tutti ebrei, per lo più
appartenenti alla Comunità di Napoli.
Al momento
dei rastrellamenti da parte dei nazisti, tutte queste persone sono state
salvate da parte degli abitanti del paese. Tutto il paese sapeva, dal podestà
proprietario terriero alle donne agli artigiani e ai contadini che quelle
quaranta persone sfollate lì erano ebrei, ma nessuno
ha fatto la spia benché lì vicino vi fosse il comando tedesco e benché i
tedeschi stazionassero nel paese.
E gli ebrei di Tora e Piccilli sono tornati a
casa tutti, sani e salvi.
Vittorio
Gallicchi ha scritto in Israele al Museo dell’Olocausto
ed ha documentato la storia che narra richiedendo di attribuire la menzione di
giusto a tutto il paese. Il museo dell’Olocausto ha risposto testualmente, per
iscritto, “che il titolo di “giusto “ si da solo ad un
individuo e non ad una moltitudine”.
E proprio questa risposta si presta ad aprire un interessante dibattito di merito che coincide con l’attenzione critica al problema segnalato, in sede storica, tra gli studiosi della Shoah e nella stessa Israele. Saremo aiutati, in questa riflessione dalla studiosa israeliana, Neima Barzel che proprio su questi temi ha concentrato la sua riflessione scientifica.
Non vi sono che pochissimi anziani, testimoni
diretti viventi della vicenda degli ebrei sfollati a Tora
e Piccilli. E questo dato di
fatto apre l’altro tema, da noi già spesso esposto in pubblico, della fine
degli ultimi testimoni diretti e della paura della perdita della memoria.
Siamo pertanto onorati e siamo, al contempo,
consapevoli del prezioso contributo che queste testimonianze e la riflessione
che proponiamo alla Città possono dare alla comprensione del tempo passato ma
anche della vicenda umana più in generale poiché il nodo ineludibile
di come ci si comporta concretamente in tempi di persecuzione è ancora davanti
a noi.