|
L’Unità – Sabato
16 febbraio 2008
Alcuni psichiatri italiani provano a reintrodurre l’elettroshock nella
cura delle depressioni: la risposta dura ed immediata di Psichiatria Democratica.
L’INTERVENTO – Un tentativo di fermare
la diffusione delle pratiche di salute comunitarie diffuse in Italia.
Col miraggio dell’efficienza non si aiutano i malati.
di Emilio Lupo *
La richiesta avanzata da alcuni psichiatria italiani al Ministro per
la Salute di riproporre la pratica dell’elettroshock per le forme
di depressioni gravi, sostenendo che sarebbero irrilevanti gli effetti
indesiderabili (sic!), oggi, desta viva preoccupazione.
Per certi versi, questo tentativo di riproporre la TEC (Terapia Elettro
Convulsivante!) come una sorta di nuova tecnica terapeutica che dovrebbe
essere sdonagata - così abbiamo letto sulla stampa - dai vincoli
culturali è politici in cui è rimasta prigioniera ci sembra
un deja vue. Un già visto che non deve meravigliarci, affatto:
esso è soltanto una sorta di rituale che - periodicamente - si
ripropone all’opinione pubblica ed al mondo politico, di volta in
volta con piccole modifiche che tentano (invano) di umanizzare un presunto
nuovo intervento ma il cui obiettivo, resta, quello di provare a fermare
l’avanzata inarrestabile della diffusione di pratiche di Salute
Mentale di Comunità di cui è sempre più ricco il
nostro Paese; e che si oppone, costantemente, al potere delle lobbyes
farmaceutiche internazionali e dell’ideologia scientista che tende
a riproporre - nei fatti - la custodia e cura e l’ideologia della
segregazione di cui le pratiche di shock costituivano i forti cardini.
Per sostenerne la bontà dell’iniziativa si citano le postazioni
attrezzate per praticare la TEC in diversi Paesi europei dalla Germania
al Belgio come della Gran Bretagna e dell’Olanda senza peraltro
indicarne i risultati eventualmente ottenuti. Queste premesse, che per
alcuni versi ci inquietano, stimolano alcune brevi considerazioni:
a) il contesto in cui si è andata sviluppando ed affermando l’intera
esperienza italiana,la sua cospicua legislazione nazionale e regionale
oltre che il sapere diffuso che è maturato negli ultimi trent’anni
qui e in questo settore, non sembrano essere paragonabili alle esperienze
dei succitati Paesi nell’ambito delle pratiche territoriali;
b) La riproposizione delle pratiche di shock sottende, a nostro avviso,
per l’ennesima volta il mito della incurabilità delle malattie
mentali e, di conseguenza, sia la cultura che la prassi che ne conseguono;
c) La TEC resta un trattamento del tutto empirico che faceva dire già
nel 1995 al Comitato nazionale per la Bioetica che” la psichiatria
attualmente dispone di ben altri mezzi per alleviare la sofferenza mentale…”;
d) L’assetto operativo di cui si è dotato l’Italia
- innovativo per i luoghi e le pratiche di Salute Mentale - non ha fatto
assolutamente rimpiangere queste vecchie pratiche e, questo, particolarmente
dove il prendersi cura è stato correttamente e puntualmente realizzato
anche attraverso l’impiego di risorse umane ed economiche adeguate
ai bisogni dell’utenza;
f) Non possiamo non essere che preoccupati - e molto - che la logica di
un mero efficientismo, connotato anche come antiideologico che si vuole
introdurre oggi, tenderebbe ad ignorare i diritti degli utenti ed il loro
protagonismo che resta fondamentale per qualsiasi pratica:ogni altro percorso
provocherebbe la mortificazione della soggettività che l’esperienza
italiana ha reso reale e tangibile in tantissime parti della penisola.
Psichiatria Democratica, ribadisce il pieno e totale dissenso nella riproposizioni
della TEC per quanto fin qui esposto. Da ultimo si appella agli operatori
impegnati nelle diverse articolazioni funzionali della sanità,
alle associazioni di utenti e di familiari, al mondo della Università,
della ricerca e della cooperazione sociale, del lavoro, della politica
e dell’informazione acchè si sviluppi e cresca un impegno
collettivo per potenziare i servizi del territorio - con tutte le risorse
necessarie - capaci di realizzare in maniera sempre più diffusa
corrette pratiche di presa in carico globale.
Questa proposta, infatti, secondo PD rappresenta l’ennesimo attacco
alla legge di riforma, peraltro già tentato con la proposta Burani
-Procaccini dal governo di centro destra, e ciò a soli due mesi
dalla competizione elettorale.
*Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica
|