La Repubblica – Napoli

Sabato 4 Febbraio 2006

 

                                      UOMINI E DONNE INVECE DI IMMAGINI

                                                         

                                                      EMILIO LUPO

 

L’attuale dibattito - prevalentemente mediatico - sul destino della città nella stretta finale dei  rapporti politici, rischia di trovare non  quegli sbocchi ampi e partecipati, che pure merita, ma  sintesi  e manuali d’ancienne regime, quando non pericolose derive conflittuali.

Si coglie, talora, in queste prime schermaglie sul futuro della città, la tendenza a superficializzare  il contraddittorio, ad espungere  il particolare dal contesto, a  banalizzare o spottizzare  tutto ciò che non viene riconosciuto come immediatamente vicino ed omogeneo agli schieramenti. A rimandare altrove (non si sa a chi e dove) l’elenco dei numerosi problemi cui mettere mano e le modalità giuste per affrontarli con decisione e risolutezza.

Mi auguro possa trovare consenso l’impegno di ciascuno di evitare l’errore di sempre, della sterile contesa personalistica che – da sempre - ottunde e respinge la ricchezza che sta dentro le diversità.

L’invito è, di contro, quello di lavorare per coglier in pieno l’occasione di questa ricchezza che sta nelle differenze, senza che essa si trasformi in contrapposizione provando a misurarci, costantemente, sulla complessità.

Se resta altamente improbabile,oltre che infruttuosa, proporre una  strada breve per affrontare, con la necessaria misura, i grandi nodi che la città si trova davanti, e’ possibile, però, individuare un nuovo metodo di confronto e di percorso, un binario sul quale fare scorrere alcune opzioni forti che segnino in maniera chiara le opzioni dei candidati a Sindaco e dei loro schieramenti. La vera novità - che si invoca da più parti - dovrebbe consistere nell’attivare e mantener viva nel tempo, e se possibile  moltiplicare, i luoghi di reale confronto e le stesse capacità ( e voglia) di ascoltare.

Sono convinto che il compito principale degli Amministratori pubblici sia quello di rendere, progressivamente realizzabili,i sogni dei propri cittadini.

Se l’elenco del fare è lungo, resta una priorità assoluta: quali politiche sociali si vorranno realizzare a Napoli?.

Una società che non parte dagli ultimi e non sente il peso ed il dovere collettivo di attrezzarsi in maniera idonea per dare  risposte sempre più concrete e visibili, non sarà in grado di adempiere al mandato che sta dentro la politica  ed in qualche misura  ne costituisce la ragione stessa.

Lo sviluppo delle altre realtà economiche e culturali sulle quali intervenire, potrà essere cantierato soltanto se la stessa politica avrà onorato il mandato del riscatto di quanti versano in gravi difficoltà. L’egoismo che impregna la nostra società è di per sé una scelta economica che va duramente contrastata dalle forze progressiste.  

Promuovere la svolta nelle e delle politiche sociali, senza timidezze e singhiozzi, vorrà dover dire, coinvolgere permanentemente la città, in tutte le sue articolazioni, attraverso un agire condiviso che prenda corpo nei percorsi costruiti insieme, nati dall’ascolto, dagli scambi di esperienze e pratiche operative, permeabili ai micro-processi sociali e culturali del territorio. Se si conviene da parte di tutti che si debba cambiare pelle alla città questo dovrà significare una cosa precisa: dedicare e dedicarsi in maniera concreta e permanente, alla presa in carico ed al riscatto dei nuovi poveri,dei bambini come dei giovani, degli immigrati, dei poveri cristi costretti in carcere, dei senza casa e di chi è costretto a casa perché non deambulante,dei senza fissa dimora, dei licenziati e delle donne sole,dei matti e degli anziani. Bisognerà attivare canali e scenari multipli che non dimentichino nessuno e lascino sempre maggiore spazio, soprattutto ai meno garantiti .Ai senza voce.

Nuove politiche sociali vuol dire fare investimenti forti  da parte di una città che sceglie, con decisione, l’uomo contro le logiche del profitto e dell’immagine.

Le politiche sociali così non saranno né la carità pelosa,a cadenza periodica, né la presunta modernità del mondo contemporaneo. ma la volontà di una classe politica e della gente che si schiera in maniera chiara.

Il credere nel riscatto è un investimento economico. Forte.

       Insomma se non si lavorerà per fare crescere  un sentire collettivo su questi temi sarà ben difficile misurarsi con la complessità della gestione di una metropoli come la nostra.

 Quel che mi preme dire, in conclusione, è riportare  la percezione di quanto la gente chiede, ovvero che il Comune assuma sempre più un ruolo di catalizzatore, che raccolga e decodifichi le aspettative ed i bisogni reali sui quali intervenire. E qui voglio essere chiaro, ma solo per evitare di subire la solita lezione sui compiti precipui degli Enti locali,ovvero che ciascuno ha i suoi compiti e nessuno deve sostituirsi ad altri. Invece sta proprio qui il cuore della critica che sale dalla città. Sta nel fatto di poter riconoscere il proprio punto di riferimento,il mediatore operativo ed emotivo nella istituzione che la gente sente,comunque,a sé più vicina: il Comune. Senza confondere i ruoli ma schierandosi in maniera esplicita,risoluta a fianco dei cittadini,rappresentandoli e tutelandoli costantemente sia quando si affrontano i temi della sicurezza,come quelli del lavoro,della casa,dei trasporti,dell’istruzione,della sanità.

Insomma un Comune che conti sempre di più.

Una municipalità che è voce di quanti credono nella necessità assoluta dei sogni.

Non perdiamo questa occasione.