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I progetti dell´associazione per la tutela della salute mentale: in
agenda anche la riconversione degli ospedali
"Affittiamo
gli ex manicomi"
La sfida di Psichiatria Democratica per raccogliere
fondi
È un progetto di ampio respiro che tenta di scrivere le regole future per
migliorare le politiche sanitarie legate alle malattie mentali. La prima novità
è la richiesta di trasformare in risorse gli ex ospedali psichiatrici. Magari
vendendoli o affittando le strutture. Ancora. Unità abitative intese come
appartamenti privati destinati a quattro, cinque persone. Borse di lavoro a
disposizione degli utenti perché imparino un mestiere. Famiglie disposte a
ospitare pazienti per favorire un più rapido reinserimento socio-lavorativo.
Psichiatria Democratica tira le somme di oltre trent´anni
di impegno sul territorio, traccia il percorso futuro, e insiste su un maggior
coinvolgimento della collettività. Su queste basi l´associazione
presieduta dagli psichiatri Emilio Lupo
e Rocco Canosa ha realizzato una brochure
destinata agli operatori, ai sindacati e a quanti collaborano con il mondo
della psichiatria.
«Ci vuole uno scatto - sostiene Lupo - capace di costruire una rete valida di
sostegno sia per i pazienti che per le famiglie. Ma per realizzare il programma
chiediamo un valido aiuto dagli enti locali, prima di tutto dai Comuni che mi
auguro diano risposte adeguate». Al primo punto c´è
il potenziamento dell´aiuto, direttamente a casa con l´intervento degli operatori o nei centri di
riabilitazione. «Questo significa incrementare tutte le attività di assistenza
- continua lo specialista - per favorire l´autonomia
delle persone con problemi psicologi o psichiatrici con uno schema
personalizzato per godere di una normale vita di relazione».
Al secondo punto del lavoro che intende portare avanti Psichiatria Democratica
in Campania c´è il problema abitativo degli utenti
che non possono contare su una famiglia propria. Finora il recupero di questi
soggetti si è sviluppato attraverso le case-famiglia, strutture che se non ben
collegate al quartiere, rischiano di diventare una limitazione piuttosto che un
trampolino per l´indipendenza. La risposta potrebbe
scaturire dalla realizzazione di gruppi-appartamento, cioè una piccola casa che
possa accogliere al massimo cinque persone che possano sperimentare una forma
di autogestione col sostegno sociosanitario. In questa ottica Renato Donisi
del comitato di direttivo di Psichiatria Democratica ribadisce che «la
complessità espressa dalla sofferenza mentale dei pazienti non è compito solo
del medico, ma un dovere della collettività». Per quelli affetti da disagio
psichico più grave, sempre in tema di unità abitative, l´associazione
propone l´istituzione di case-famiglia che
garantiscano assistenza 24 ore su 24. Interventi che possono diventare realtà a
patto che vengano stanziati fondi ad hoc, come reperirli? «Le Asl si devono impegnare a sostenere i programmi sociali di
integrazione - taglia corto Salvatore Di
Fede - che includano la formazione lavorativa utilizzando le risorse che
potrebbero arrivare dalla vendita o dall´affitto
degli ex ospedali psichiatrici della Campania». Ultima ma non meno fondamentale
la problematica del reinserimento socio-lavorativo. «Questo dovrebbe passare
anche attraverso le "borse di lavoro" - conclude Lupo - che
permetterebbero di insegnare un mestiere grazie alla disponibilità dei titolari
di botteghe artigiane: dal pasticciere, all´estetista,
alla stiratrice, al restauratore di mobili».