la Repubblica” Ed.Napoli – 26 gennaio 2006

 

I progetti dell´associazione per la tutela della salute mentale: in agenda anche la riconversione degli ospedali
                   

                             "Affittiamo gli ex manicomi"

La sfida di Psichiatria Democratica per raccogliere fondi

È un progetto di ampio respiro che tenta di scrivere le regole future per migliorare le politiche sanitarie legate alle malattie mentali. La prima novità è la richiesta di trasformare in risorse gli ex ospedali psichiatrici. Magari vendendoli o affittando le strutture. Ancora. Unità abitative intese come appartamenti privati destinati a quattro, cinque persone. Borse di lavoro a disposizione degli utenti perché imparino un mestiere. Famiglie disposte a ospitare pazienti per favorire un più rapido reinserimento socio-lavorativo. Psichiatria Democratica tira le somme di oltre trent´anni di impegno sul territorio, traccia il percorso futuro, e insiste su un maggior coinvolgimento della collettività. Su queste basi l´associazione presieduta dagli psichiatri Emilio Lupo e Rocco Canosa ha realizzato una brochure destinata agli operatori, ai sindacati e a quanti collaborano con il mondo della psichiatria.
«Ci vuole uno scatto - sostiene Lupo - capace di costruire una rete valida di sostegno sia per i pazienti che per le famiglie. Ma per realizzare il programma chiediamo un valido aiuto dagli enti locali, prima di tutto dai Comuni che mi auguro diano risposte adeguate». Al primo punto c´è il potenziamento dell´aiuto, direttamente a casa con l´intervento degli operatori o nei centri di riabilitazione. «Questo significa incrementare tutte le attività di assistenza - continua lo specialista - per favorire l´autonomia delle persone con problemi psicologi o psichiatrici con uno schema personalizzato per godere di una normale vita di relazione».
Al secondo punto del lavoro che intende portare avanti Psichiatria Democratica in Campania c´è il problema abitativo degli utenti che non possono contare su una famiglia propria. Finora il recupero di questi soggetti si è sviluppato attraverso le case-famiglia, strutture che se non ben collegate al quartiere, rischiano di diventare una limitazione piuttosto che un trampolino per l´indipendenza. La risposta potrebbe scaturire dalla realizzazione di gruppi-appartamento, cioè una piccola casa che possa accogliere al massimo cinque persone che possano sperimentare una forma di autogestione col sostegno sociosanitario. In questa ottica Renato Donisi del comitato di direttivo di Psichiatria Democratica ribadisce che «la complessità espressa dalla sofferenza mentale dei pazienti non è compito solo del medico, ma un dovere della collettività». Per quelli affetti da disagio psichico più grave, sempre in tema di unità abitative, l´associazione propone l´istituzione di case-famiglia che garantiscano assistenza 24 ore su 24. Interventi che possono diventare realtà a patto che vengano stanziati fondi ad hoc, come reperirli? «Le Asl si devono impegnare a sostenere i programmi sociali di integrazione - taglia corto Salvatore Di Fede - che includano la formazione lavorativa utilizzando le risorse che potrebbero arrivare dalla vendita o dall´affitto degli ex ospedali psichiatrici della Campania». Ultima ma non meno fondamentale la problematica del reinserimento socio-lavorativo. «Questo dovrebbe passare anche attraverso le "borse di lavoro" - conclude Lupo - che permetterebbero di insegnare un mestiere grazie alla disponibilità dei titolari di botteghe artigiane: dal pasticciere, all´estetista, alla stiratrice, al restauratore di mobili».