FolleMente 2006
Benvenuti
nel deserto del reale!
Teatro,
cinema, musica, video, danza e dibattiti
6-7-8
Ottobre 2006 Teatro Verga, Milano
Sab.
7/10
La
memoria tra futuro e presente
A
ciascuno il suo cervello. Plasticità neuronale e
inconscio F. Ansermet e P.
Magistretti
Morte
e rigenerazione della realtà. La memoria tra biologia e creazione C. Viganò
Ore
20.30
Cortometraggio a cura di M. Maisetti
Ore
21.00
“Il
ragazzo di vetro”
di
Stefano
Catellani, regia di Alessandro Cevenini
"Esiste un ruolo
predefinito per ognuno di noi, Luigi Vincenzi ha il
suo ruolo: quello di malato. Lo spettacolo mette a fuoco la distanza tra lo
stereotipo culturale/psichiatrico sulla malattia mentale e la soggettività di
chi si trova ad essere classificato come paziente. Questa messa in scena cerca
semplicemente di ricordare che non esistono buoni o cattivi, pazzi o savi, ma
solo persone che si sforzano di definire la propria
identità."
Ore 18.00
Benvenuti
nel deserto del reale:in-altro-mondo / in-altro-
modo
Spunti dalla medicina, dalla filosofia, dall’arte e dalla letteratura a cura di Luciana La Stella
con Carlo Viganò, Franca Mazzei Maisetti, Massimo Maisetti
Ore 20.30
Video sull’11 settembre 2001 e dibattito con Paolo Manazza - Autore del libro “Sulle finalita’ dell’arte dopo l’11 settembre” (ObarraO -2006)
Ore 21.00
Compagnia
stabile del Teatro Verga “Elogio della follia “ di E.
da Rotterdam
Comitato
scientifico: Carlo Viganò, Luciana La Stella, Franca
Maisetti, Massimo Maisetti,
Paolo Ferrari, Stefano Catellani, Susanna Verri
Direzione
artistica: Roberto De Simone (Direttore del Teatro Verga)
Marketing
– PR e Organizzazione Maria Josè Mutti
* “E’ vero che Artaud ha sofferto nella mente e per la mente. E’ vero che
il suo pensiero è stato dolore e il suo dolore l’infinito del pensiero. Ma la
violenza da lui sopportata con uno strano tormento innocente, la rivolta
affermata dalla sua parola, ben lungi dal rappresentare un impulso particolare e
personale, indicano l’insurrezione che sorge dalle profondità dell’essere, come
se l’essere nel suo intimo fosse già non solo l’essere ma ‘lo spasmo
dell’essere’
e il ‘rapace bisogno d’involo’ da cui furono sollevate senza posa la
vita e la poesia di Artaud.
(M. Blanchot, L’infinito intrattenimento, Einaudi, Torino, 1977, citato in E. Borgna,Come se
finisse il mondo)
Avendo
detto tutto ciò / dico, / io, / Antonin Artaud, / che non prendo parte / a questa mascherata /
dell’essere / del non-essere, / del divenire / del non - / dato che col mio
pugno, / il mio, / il mio vecchio pugno, ho sempre / ficcato / un chiodo, / io,
Antonin Artaud, / un vecchio
chiodo arrugginito* / nella svenata, / evasa / suppurativa / evasiva / testa /
del non-reale inesistente, / dell’inesistenza della realtà, / che è / di ficcare
un chiodo / nel nulla / di cui non dirò / secolarmente / che non esiste nemmeno
/ e che allora se il nulla non esiste, ecc. ecc., / (…)”
(A. Artaud, Mercredi 7 mai 1947 in Il Piccolo Hans.
Rivista di analisi materialistica. N.34, Dedalo, Bari,
1982)
La vita
che cede. La vita che precede il pensare. La vita che muore: la vita s’apre al
sentire di cui s’ignora l’origine.
(Paolo Ferrari, Aforismi
della transizione, 2006)